Capitale di un antico stato italiano per oltre quattrocento anni, città di mare ed erede di antiche tradizioni classiche e medievali, quelle di Populonia patria etrusca della metallurgia e quelle di Pisa, repubblica marinara. Piombino è stata ed è tutto questo. Per gli occhi di un superfciale visitatore non è facile cogliere questa ricca ma anche contraddittoria identità. Perché Piombino è la testimonianza delle cesure forti e delle rotture che nella storia d’Italia si sono prodotte nei momenti di passaggio tra fasi storiche cruciali. Il passato glorioso di questo promontorio più a settentrione della città e si identifica con Populonia, unica e grande città etrusca sul mare, uno straordinario centro siderurgico del mondo etrusco. Ma prima dell’anno Mille, dimenticati anche i tempi del dominio di Roma, la storia di Populonia era un pallido ricordo. La città etrusca e romana era un cumulo di rovine. Dopo il Mille, nel XII secolo secondo antichi rogiti notarili, inizia la storia di Piombino. Nel 1022 sei fratelli di quella che più tardi sarà una delle più importanti famiglie maremmane, i Della Gherardesca, finanziarono la costruzione del monastero di San Giustiniano di Falesia sulle rive degli stagni impaludati alle spalle del promontorio. Fu edificato là dove oggi si trovano le ciminiere delle acciaierie. Il nome Plumbinum fnalmente compare in un documento: lo redige il 26 settembre 1115 il notaio Folco ed è una permuta. E’ come se, all’improvviso, apparisse una città fino ad allora sconosciuta. E’ già un castello, vi sono case e torri. E’ un centro importante, fortificato, strategico per il controllo della navigazione nel canale. E Pisa non è certo indifferente a tutto questo.
La Città dei Principi Alla vigilia del 1400 comincia il dominio degli Appiani sulla città e inizia la storia di una sorprendente indipendenza. In pochi anni, dal 1400 al 1442, gli Appiani allargarono i confini del loro piccolo regno: Montioni entrò a far parte del territorio di Piombino, assieme alle isole dell’arcipelago (Elba, Pianosa e Montecristo). Sotto la protezione del Sacro Romano Impero, nel 1594, Piombino diventa principato. La dinastia Appiani termina nel 1628 ed è una donna, Isabella, l’ultima principessa. Il controllo della città passa agli spagnoli di Filippo IV fno al 1634 quando Niccolò Ludovisi, principe di Venosa e figlio del comandante dell’esercito pontificio, comprerà il principato per un milione di fiorini. Ippolita, l’ultima dei Ludovisi, sposerà nel 1681 Gregorio Boncompagni duca di Sora. Dal 1734 agli anni napoleonici saranno i Boncompagni Ludovisi i padroni della città. Ormai sono vicini gli anni della tempesta napoleonica. Nel 1801 la Francia entra in possesso del vecchio principato, nonostante le proteste di Antonio Boncompagni Ludovisi, ultimo principe di Piombino. Nel marzo del 1805 Napoleone affida alla sorella Elisa e al suo consorte Felice Baciocchi questi territori. Il loro potere durerà solo nove anni che però furono sufficienti a risollevare Piombino dal malgoverno degli ultimi principi feudali. Con i brevi anni di Elisa finisce davvero l’epoca dell’indipendenza piombinese. Da allora in poi non sarà più una capitale e Piombino entrò a far parte del regno del Granducato di Toscana sotto i Lorena fino all’unificazione.
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